Ivan Pedretti è il segretario nazionale dello Spi, il sindacato pensionati della Cgil che conta 5 milioni di iscritti. Per la “Futura Editrice” ha pubblicato il libro Perennial che il 20 aprile, con inizio alle ore 9.30, verrà presentato nei locali del centro sociale Tortaia, in via Alfieri ad Arezzo. Con l’autore interverranno Sergio Cofferati, già segretario nazionale Cgil, sindaco di Bologna e parlamentare; il geriatra Mario Felici. Direttore sanitario della Rsa Koinè e la studentessa universitaria Tania Bidini. L’iniziativa è organizzata dagli Spi di Arezzo e Siena.
I perennial sono persone in grado di adattarsi alle novità e ai cambiamenti, a prescindere dall’età. E’ una definizione coniata negli Stati Uniti, accettata in Italia dall’enciclopedia Treccani, con cui si indica chi, nonostante l’età, ha ancora voglia di imparare, conoscere, confrontarsi, fare.
Pedretti ricorda che “gli anziani rappresentano una forza attiva, una risorsa a cui le nuove generazioni e quelle di mezzo si sono aggrappate specie durante la pandemia”. Nel suo libro ricorda gli ultimi decenni: “il boom economico e le battaglie sindacali degli anni Sessanta e Settanta per i diritti delle persone e dei lavoratori, la progressiva frammentazione del lavoro, le risposte collettive ai disagi e alle ingiustizie sociali al senso di esclusione e disincanto che avvolge i giorni nostri”.
In Italia i pensionati sono 16 milioni con una aspettativa di vita che continua ad allungarsi e rappresentano il collante fondamentale chiamato a tenere unite le varie generazioni. “Lo fanno tenendo allenati il fisico e la mente, adottando stili di vita salubri, dedicandosi al volontariato a sostegno di chi si è stato spinto dall’emergenza sanitaria verso la povertà, partecipando attivamente alle dinamiche delle comunità e dei territori di cui fanno parte, contribuendo a tenere a galla i consumi in un Paese dall’economia sempre più debole, affrontando e non subendo le nuove tendenze digitali, cercando di dare un sostegno ai loro figli e trasmettendo conoscenze e saperi ai loro nipoti. C’è però anche chi se la passa meno bene. Sono i 3,5 milioni di non autosufficienti che per non spegnersi hanno bisogno di cure costanti. Per non abbandonarli a se stessi, all’operato spesso sottopagato e poco tutelato di badanti o alle Rsa andate in tilt durante la pandemia, serve rivoluzionare il sistema sanitario e il welfare sociale del nostro Paese: attraverso servizi che siano più di prossimità, formando meglio il personale socio-sanitario, sfruttando le soluzioni offerte dalla robotica, dalla telemedicina e dalla domotica, aiutando le persone in difficoltà a continuare a vivere dignitosamente nelle loro case e tra i loro affetti per quanto più tempo possibile”.
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