Dopo mesi di trattative su tutto il territorio nazionale, la Confederazione delle Misericordie non ha voluto sottoscrivere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro ANPAS-Misericordie (CCNL) per l’unificazione dei due contratti, operazione funzionale alla successiva ricomposizione contrattuale con il CCNL della Croce Rossa Italiana, come da verbale di accordo del 4 giugno 2021.
Di fatto, con il mancato rinnovo del CCNL, la Confederazione delle Misericordie non sta dando risposte ai lavoratori, sia per gli aspetti contrattuali e normativi, sia per la parte economica, sostenendo che non può riconoscere ai lavoratori aumenti salariali come invece erogati da ANPAS Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze.
Misericordie non riconosce un aumento salariale ai quei lavoratori che sono stati in prima linea durante la pandemia e che ancora oggi, con grande spirito di abnegazione, continuano il loro operato a tutela dell’utenza fragile attraverso i servizi di emergenza urgenza.
Non è tollerabile che a parità di mansioni svolte, fra Misericordie, ANPAS e CRI, ci siano simili disparità di salario, quando è chiaro che i lavoratori e le lavoratrici esercitano la stessa funzione e garantiscono gli stessi servizi. Questa politica è penalizzante, ingiusta e inaccettabile.
La Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia è un soggetto che ha ben poco di misericordioso e che non rispetta lavoratrici e lavoratori che 365 giorni all’anno assicurano i servizi alle persone fragili che necessitano costantemente del loro prezioso intervento.
Ci rendiamo conto che questa è un affermazione forte, ma non ci solo altre parole o altri termini per definire questo brutto e imbarazzante momento.
Se ANPAS è riuscita a rinnovare e a garantire il rinnovo del CCNL con un aumento salariale pari al 3,5%, perché Misericordie gira le spalle ai propri lavoratori? Misericordie non riesce a sostenere i costi degli aumenti contrattuali? E perché ANPAS invece si? Forse i costi di gestione e di struttura di Misericordie sono più ingenti e tali da non permettere gli stessi livelli salariali dei propri dipendenti?
Se così fosse, il costo non può comunque ricadere sul lavoratore e conseguentemente sul servizio reso al cittadino.
Dopo l’esito negativo del tentativo di conciliazione svoltosi martedì 2 Maggio 2023 presso il Ministero del Lavoro, siamo stati costretti a proclamare lo stato di agitazione a livello nazionale; per la Toscana il 21 giugno 2023, presso la sede della Federazione Regionale delle Misericordie – Via dello Steccuto 38/40 Firenze – dalle ore 10 alle ore 12, ci sarà un presidio di tutte le lavoratrici e avoratori per salvaguardare gli interessi delle persone fragili e di chi assicura a loro un servizio essenziale.
Un buon servizio passa attraverso il rispetto e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, che svolgono le proprie mansioni con fatica e professionalità.
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