“Può essere interessante commentare il tema richiamato dall’assemblea di Confindustria della scorsa settimana alla luce dei risultati di otto anni di crisi del settore edile e, più generalmente, del comparto industriale. Lo possiamo fare oggi quando il sistema economico aretino ha esaurito gli ammortizzatori sociali dopo essere sempre stato da sempre ai primi posti in Toscana per il loro l’utilizzo. Vediamo i danni che la recessione ha provocato”.
Antonella Pagliantini inizia dalla Del Tongo: “dopo 6 anni di cassa integrazione, il mese prossimo 60 addetti usciranno definitivamente da un’azienda che purtroppo nonostante gli sforzi, stenta ancora a riaffermarsi nel mercato. Se uniamo la Del Tongo alle fabbriche chiuse in questi anni, possiamo dire che abbiamo assistito alla scomparsa del distretto delle cucine aretino che nel 2008 contava più di 700 addetti e che ad oggi non ne registra neanche 200”.
Dalle cucine ai prefabbricati: “la vertenza Mabo, la cui conclusione lascia comunque una prospettiva di speranza, ha dovuto registrare la perdita di 200 posti. Poi ci sono realtà che la crisi l’hanno saputa gestire, aziende che mixando capacità imprenditoriali e un passato di investimenti e scarso ricorso al credito sono riuscite a proteggere azienda e lavoratori dalla crisi. Non si tratta solo di aver fatto investimenti, anzi, nei primi anni di crisi, chi aveva investito in azienda, ha dovuto sopportare non solo il calo dei prezzi e del fatturato, ma anche l’aumento dei costi legato agli stessi investimenti e in alcuni casi è stato proprio questo che di fatto ha compromesso il buon andamento dell’attività
Pagliantini evidenzia la differenza tra chi è riuscito a sopravvivere e chi no: “è stata la scelta di non aver prelevato ricchezza dall’azienda nei momenti in cui le disponibilità c’erano, un pò la storia della cicala e della formica. Poi dobbiamo considerare la capacità di creare strategie competitive su produttività , innovazione e ricerca”.
Una ricetta, secondo la Segretaria della Fillea Cgil, non molto applicata: “purtroppo in Italia, anche per gli orientamenti della classe politica, la strategia competitiva è puntare su bassi salari e flessibilità del lavoro. Dobbiamo considerare poi i tassi di abbandono del percorso scolastico e della disoccupazione giovanile molto alti; gli occupati che sono sempre meno qualificati e formati e sempre più anziani e precari. E questi elementi non fanno certo pensare di essere alle porte della quarta rivoluzione industriale che ha come basi portanti la conoscenza, la ricerca, la produttività attraverso l’automazione, l’analisi e lo sviluppo dei processi produttivi e del prodotto”.
Per quanto riguarda le imprese edili, quelle per le quali la produttività in senso stretto è irraggiungibile e che hanno a che fare con un mercato che in 10 anni è stato completamente stravolto, “queste non si trovano più a costruire interi palazzi in zone residenziali ma, se va bene, oggi lavorano nel recupero del patrimonio edilizio esistente, e tutti sanno che adattare un abito ad una nuova taglia è molto più difficile che farne 10 con misure standard. Purtroppo queste microimprese si dovranno anche confrontare con il nuovo codice sugli appalti che già nei primi mesi dalla sua entrata in vigore, ha determinato una drastica riduzione degli importi delle opere messe a gara e che renderà necessaria una maggiore capacità tecnica e progettuale, in fase di preaggiudicazione, che la stragrande maggioranza delle imprese del settore non ha”.
Conclude Antonella Pagliantini: “questo sarebbe, finalmente, il momento giusto per far entrare in scena enti ed istituzioni per sostenere il settore. Tuttavia dobbiamo registrare, ancora una volta, che sia chi è tenuto a vigilare sulla legalità sia chi sarebbe tenuto ad assistere economicamente i lavoratori in periodi di crisi come questo, non solo non danno risposte celeri, ma non avvertono minimamente la forte pressione creata da un disagio sociale che sta crescendo in maniera esponenziale. Gli interventi che si registrano, sono spesso determinati dalla mobilitazione di sindacati e lavoratori
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