Federdistribuzione getta la maschera, dimostrando, nei fatti, di non intendere in alcun modo sottoscrivere accordi con i sindacati di categoria per un nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. La conferma arriva dalla decisione unilaterale di procedere all’elargizione di un aumento che va considerato per quello che è: un affronto alla dignità dei lavoratori delle imprese della cosiddetta Distribuzione Moderna Organizzata associate a Federdistribuzione.
“I 15 euro elargiti a maggio 2016 senza alcun accordo con i sindacati – spiega Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale nazionale di Filcams Cgil – e i 30 euro che si accingono a mettere nella busta paga di luglio, non sono che una parte degli aumenti garantiti ai lavoratori dipendenti delle imprese aderenti ad altre associazioni datoriali. In questo modo persistono disparità di trattamento e discriminazioni inaccettabili”.
Gli incrementi che le imprese di Federdistribuzione si sono rese disponibili a riconoscere unilateralmente sono infatti inferiori a quelli previsti dal rinnovo del Contratto Nazionale di Confcommercio, sottoscritto a marzo del 2015.
“La decisione di elargire ai propri dipendenti un aumento unilateralmente, traccia un solco profondo; Federdistribuzione non può pensare di essere moderna decidendo autonomamente quanto salario concedere e quando elargirlo.”
“Questa decisione dimostra l’arroccamento di Federdistribuzione sulle proprie posizioni – dice ancora Gabrielli – e l’indisponibilità ad affrontare le problematiche irrisolte che hanno determinato la rottura del negoziato, ad oggi mai recuperata.”
“Federdistribuzione – conclude la Segretaria Generale Filcams – non può pensare che i 45 euro elargiti in due anni possano sostituirsi al Contratto Nazionale; un Contratto che, ad oggi, Federdistribuzione non ha, continuando a fare riferimento a condizioni che non ha negoziato e firmato, oltreché superate nel frattempo dal rinnovo sottoscritto con altre associazioni datoriali. Per questo, continueremo con le iniziative già avviate, coinvolgendo i lavoratori delle grandi catene di distribuzione, in tutto il paese”.
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