Hai sbagliato autocertificazione per il pagamento del ticket? Reato penale: fino a 25mila euro di multa e rischio reclusione. La Cgil contesta l’azione Usl e sostiene i ricorsi dei cittadini
“Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato”. Siamo sul penale. Il (presunto) reato commesso? Aver “autocertificato una situazione reddituale / di status differente da quella reale” e aver quindi “usufruito in forma gratuita o comunque agevolata delle prestazione sanitarie”. Il riferimento è al pagamento dei ticket per le prestazioni ambulatoriali, diagnostiche strumentali e farmaceutiche. Il reato è individuato dall’articolo 316 ter del Codice Penale. Se l”agevolazione “indebitamente ottenuta” è inferiore a 3.999,39 euro c’è la sanzione amministrativa. Se è superiore, almeno teoricamente, la galera. E la sanzione non è un buffetto sulla guancia: si va da un minimo di 5.164 euro ad un massimo di 25.822 euro.
Questo è il contenuto di alcune migliaia di lettere che la Usl Toscana sud est ha inviato ad altrettanti cittadini. “E sinceramente pensiamo che l’azienda sanitaria abbia esagerato – ha commentato stamani nel corso di una conferenza stampa il segretario provinciale della Cgil, Alessandro Mugnai. Nessuno contesta non dico la necessità ma l’obbligo della pubblica amministrazione di contrastare evasioni e indebite percezioni di erogazione ma i casi che abbiamo in esame in Cgil sono di pensionati, di lavoratori licenziati, di persone che, almeno in questi casi, non avevano alcuna intenzione di arrecare danno allo Stato. Perché usare subito la mano pesante minacciando addirittura la reclusione e infliggendo, comunque, sanzioni che possono essere superiori allo stipendio e alla pensione? E, soprattutto, perché non inviare, preliminarmente un avviso ai diretti interessati facendo salva la buona fede che vale certamente per la maggior parte dei casi?”
La Cgil si è quindi attivata per sostenere chi ha deciso di fare ricorso. In esso si chiede di annullare il verbale di contestazione e di archiviare il procedimento. E caso per caso si spiegano i motivi del ricorso.
Punto di riferimento dei cittadini è la Federconsumatori: “la storia inizia con la delibera regionale 39 del 2013 – ha ricordato il Presidente Pietro Ferrari. Nessuno contesta che il giusto tributo debba essere pagato ma quello ingiusto no. In ogni caso l’Usl avrebbe potuto utilizzare almeno un invito preliminare per un chiarimento da parte del cittadino interessato. Tanto più che le autocertificazioni sono state redatte spesso negli uffici Usl con procedure e domande sommarie. Le lettere inviate sono quindi vessatorie. E lo hanno confermato i ricorsi che abbiamo finora presentato. Siamo ad una media di 7 accolti su 10”. Federconsumatori non è convinta nel contenuto e nel merito dell’azione Usl: “per preparare il ricorso, che deve essere fatto in 30 giorni, il cittadino ha bisogno di documenti presente nell’archivio dell’azienda ma quest’ultima si riserva 30 giorni per fornirli. Quindi – ha sottolineati Chiara Rubbiani, vice Presidente di Federconsumatori – si finisce oggettivamente fuori tempo”.
Secondo il Direttore del patronato Inca, Giancarlo Gambineri, “l’azione Usl sta creando un grave impatto sociale. I più esposti sono i pensionati, i disoccupati, le persone a basso reddito che dinanzi alla contestazione di un reato penale non solo si spaventano ma corrono a pagare subito pur di mettersi in regola. Non si pongono il problema se hanno ragione. Per questo invitiamo anche chi ha già pagato a presentarsi agli uffici Cgil per verificare la sua situazione”.
Notizia del: ven 14 set, 2018
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