Si inseguono sulla «giostra» della sanità. La Asl annuncia 52 assunzioni in tutta l’area vasta? E a ruota ecco i sindacati che serrano le file e corrono verso lo sciopero. Motivo il solito: manca personale, i servizi vanno a picco e le promesse non ci bastano più. Per ora è una minaccia di stato di agitazione: anche se a termine.
Un documento congiunto di Cgil, Cisl e Uil reclama un incontro urgente alla direzione. A microfoni spenti precisano: o ci si vede nell’arco della settimana o la contromossa sarà inevitabile. Una direzione che è vicina alla staffetta: il mandato di Desideri si esaurisce a fine febbraio ma evidentemente toccherà a lui prendere per le corna l’ennesimo toro, sorta di vertenza non della staffetta ma della staffa. Intanto l’azienda precisa le prossime assunzioni: 35 infermieri, 8 ostetriche e 9 operatori sociosanitari.
Motivo? Reintegrare il personale assente a seguito di dimissioni o di rinunce alla proroga del contratto. Per ora il quadro non è chiarissimo, su richiesta non c’è ancora la divisione tra quanti ne entreranno nella zona aretina e quanti nelle altre due costole dell’area vasta. Ma la nota, forse per imporre la legge dei grandi numeri, ricorda che a novembre furono deliberate le assunzioni di 76 infermieri e 42 Oss, che a dicembre erano stati prorogati gli incarichi a tempo determinato e fatte assunzioni temporanee per parare il picco influenzale.
«Deliberare un’assunzione non è assumere» ci risponde dalla Cgil Marco Vitelli. Che per ora non considera quell’impegno sufficiente ad evitare lo stato di agitazione. «Inutile – insiste la nota congiunta – tentare di dimostrare sulla carta che i numeri ci sono: la realtà è fatta di assenze lunghe, abuso di personale interinale, doppi turni e soluzioni d’emergenza». Nel mirino anche le difficoltà legate all’area vasta.
«Un lavoratore che volesse chiedere la mobilità per l’area vasta sudest e così riavvicinarsi a casa, rischia di ritrovarsi più lontano di quanto già non sia. Nell’incertezza evitano di fare domanda». Sullo sfondo un j’accuse a 360 gradi. «Manca il personale, manca l’organizzazione, manca la programmazione: le carte forse ci sono ma le ricadute reali sono inefficaci».
Un elenco dettagliato di vuoti davanti ai quali insistono per un faccia a faccia stavolta operativo. «In mancanza andremo allo stato di agitazione e poi allo sciopero di tutta l’area vasta». Uno sciopero vasto, verrebbe da dire, chiedendo il sostegno anche della cittadinanza, «le politiche aziendali sono lontane dagli interessi pubblici». La sanità suona le sue campane ma i sindacati affilano le armi. Pronti al duello: appuntamento all’alba dietro il pronto soccorso?
Fonte La Nazione
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