Alla sede della CGIL di via Montecervino, il telefono suona in continuazione. “Dal 6 marzo, ancora più del solito”, dice il segretario organizzativo, Luca Gabrielli. Oggi si chiude la prima settimana delle domande per ottenere il reddito di cittadinanza. E i numeri di Arezzo e provincia sono sostanziosi. “In sette giorni – spiega Gabrielli – e cioè dal 4 all’11 di marzo, abbiamo avuto 750 appuntamenti. Significa che vengono presentate circa 100 domande al giorno”.
Un dato importante che viene così interpretato. “Diciamo che c’è stata la corsa non appena si sono aperte le domande. La gente si è subito precipitata per rientrare già nel contributo di marzo, sempre se la domanda verrà accettata. La fretta ha giocato un ruolo determinante in questa prima fase – dice il segretario – tanto che anche noi come CGIL ci siamo dovuti adeguare”.
Nel senso che il personale è stato impiegato per più ore.
“Abbiamo aumentato l’orario di lavoro dei nostri collaboratori per mettere in agenda più appuntamenti possibili. Possiamo già dire che per il mese di marzo siamo al completo. I prossimi appuntamenti li prendiamo per aprile”.
Poi, una volta presentate le domande per i rispettivi Caf oppure online o alle poste, queste vengono comunicate all’INPS entro dieci giorni lavorativi dalla richiesta. L’INPS entro i successivi cinque giorni, verifica il possesso dei requisisti sulla base delle informazioni accessibili nei propri archivi e in quelle delle amministrazioni collegate e, in caso di esito positivo, riconosce il cosiddetto reddito di cittadinanza. Questo poi è associato ad un percorso lavorativo. “Sarà l’INPS a decidere i criteri con i quali verrà assegnato il reddito di cittadinanza – spiega Gabrielli -. Noi possiamo rientrare in gioco se il cittadino dovesse impugnare la decisione o dovessero esserci dei ricorsi”.
Ma chi sono le persone che chiedono il reddito di cittadinanza? “Tutte. Stranieri e italiani. Uomini e donne. Arrivano padri di famiglia con figlia carico e senza lavoro, figli con genitori da accudire e tante persone sole, anche di una certa età, alcune malate, altre con disabilità“.
E quasi tutte hanno la stessa domanda: “Ma se trovo un lavoro come faccio ad accudire i miei genitori” oppure “sarò in grado di lavorare?”. E davanti agli occhi dei delegati CGIL sfilano anche tante situazioni. “Povertà e disagio, sono tante le famiglie che vivono così”, dice ancora Gabrielli. In mezzo a tutto questo, c’è anche chi riesce a strappare un sorriso.
“L’altro giorno è venuto un signore a richiedere il reddito di cittadinanza per la moglie. Gli abbiamo risposto che non è possibile perché sono già nella stessa famiglia. Ma lui ha insistito dicendo “abbiamo la separazione dei beni”. Ovviamente non è stato accontentato. Ma ci ha provato comunque”.
Fonte Corriere di Arezzo
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