Sabato 30 marzo migliaia di donne e uomini di differenti associazioni, movimenti e organizzazioni – come i sindacati uniti, CGIL in testa-, saranno a Verona, e in tutta Italia, per sostenere una società aperta alle differenze, per una battaglia di civiltà, di non arretramento della condizione femminile e a tutela dei minori.
Contemporaneamente avverranno manifestazioni parallele in tutta Italia, e anche ad Arezzo: sabato mattina in piazza Giotto, dalle 9 alle 12, ci saranno i gazebo con la raccolta firme, mentre, alle 11 è previsto un flash mob.
Riguardo alle iniziative della destra al Governo, è necessario esercitare ogni sforzo possibile per evitare che entrino in vigore normative dannose, discriminatorie, classiste. Il senatore leghista Pillon ha affermato che “La famiglia è al centro”, ma in realtà al centro, come al solito, ci sono gli interessi personali e di categoria, oltre che un’idea di società retriva e ancorata a concetti che dovrebbero essere abbondantemente superati.
Innanzitutto il decreto Pillon introduce la figura del “mediatore” per separazioni e divorzi, che sarà obbligatorio, che comporterà solo maggiori spese economiche per le famiglie, quindi maggiori profitti per consulenti e legali. Guarda combinazione, Pillon fa proprio il mediatore e, promuovendo la sua attività nel sito del proprio studio afferma, senza pudore, che «E’ in corso di approvazione una modifica al codice civile che conferirà grande rilievo all’attività di mediazione nel corso dei procedimenti per la separazione dei coniugi». Complimenti.
Poi c’è tutta una serie di punti controversi, che si vogliono far passare subdolamente come iniziative per equilibrare i diritti di entrambi i coniugi, quando, in realtà, sono discriminatori, permettendo solo ai più ricchi di separarsi e accanendosi verso le figure più deboli, le mamme e i figli. Verranno tolti gli assegni di mantenimento, sostanzialmente favorendo il coniuge più ricco. I minori diventeranno solo “oggetti”, perderanno ogni possibilità di esprimersi, saranno obbligati a dividersi a metà fra i genitori, come dei pacchi. “Tempi paritari” previsti anche nei casi di violenza: in queste situazioni, dove uno dei coniugi ha compiuto abusi o maltrattamenti, il decreto introduce concetti pericolosi, perché le violenze dovranno essere reiterate, comprovate e costanti: i figli saranno costretti ad avere rapporti con il padre violento e una donna che denuncia la violenza, rischierà di perdere la “responsabilità genitoriale”. Inoltre molte donne non potranno dimostrare mai le violenze subite o, al limite, solo dopo molti anni (in pratica dopo sentenza del Tribunale).
Nei casi di un figlio che manifesti un rifiuto nei confronti di un genitore, l’art. 18 del ddl prevede, vergognosamente: il collocamento provvisorio del minore presso apposita struttura specializzata previa redazione da parte dei Servizi Sociali o degli operatori della struttura di uno specifico programma per il pieno recupero della bigenitorialità del minore.
“Come abbiamo più volte denunciato – dichiara la Cgil – si tratta di un ddl maschilista e classista, che vuole riformare il diritto di famiglia sovvertendone alcuni princìpi cardine che tutelano donne e figli. Vuole riportare le donne indietro di cinquant’anni, non mette al centro il benessere dei bambini, ostacola la separazione rendendola di fatto accessibile solo a persone con reddito elevato, manca nella tutela dei diritti dei minori e soprattutto delle donne in situazioni di abusi e violenza”.
La presenza della CGIL alla mobilitazione avviene insieme a tante associazioni e movimenti, che hanno aderito per la difesa dei diritti, e si ribadisce l’assoluta necessità di partecipare alle manifestazioni in programma.
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