IL 25 APRILE E’ IL VALORE SUPREMO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE
Il prossimo 25 aprile la CGIL di Arezzo festeggerà il 74° anniversario della Liberazione a Villa Severi, con ANPI, ARCI e insieme ad altre importanti associazioni della provincia di Arezzo, in una giornata piena di iniziative e di solidarietà, dove si commemorerà il nostro passato, per riflettere sul presente e sul futuro.
La storia è un lungo percorso – dove gli accadimenti di ieri ci forniscono una chiave di lettura dell’attualità – fino a quando ci si trova di fronte a tragedie indelebili, abissi che sgomentano ma che diventano un monito necessario per non ricadere in errori e orrori già visti.
Da sempre il 25 aprile è stata una festa della libertà. Oggi, più che mai è necessario mantenere saldi quei valori, tanto più per una forza sindacale come la CGIL, che quotidianamente porta avanti battaglie sulla legalità, sulle libertà individuali, sui diritti dei lavoratori e sulla giustizia sociale.
Chi vuol ridimensionare la portata dei crimini compiuti da nazisti e fascisti, di cancellare la memoria su quegli eventi, non fa altro che agevolare la riproposizione di ideologie mai scomparse, poggiate sulla violenza, sul razzismo, sulla sopraffazione del più forte sul più debole.
Quest’anno nella festa della Liberazione ad Arezzo, si cercherà di spiegare anche da “cosa” ci siamo liberati. Non da “chi”, ma da “cosa”, perché non c’è nulla di umano nella barbarie nazifascista. Il nostro territorio è testimone (come tanti altri luoghi d’Italia) della furia delle SS, loro sì invasori stranieri, e dei loro complici fascisti, uccisori e torturatori di altri italiani, cittadini inermi, uomini, donne, bambini, anziani, che vennero massacrati, senza pietà, a centinaia, in tutta la nostra provincia. Val la pena di riportare, brevemente qualcuno di quegli eccidi, crimini di guerra rimasti impuniti, che ancora oggi fanno spavento:
– Il 14 aprile 1944 avviene la strage di Vallucciole, dove la divisione Göring delle SS stermina un paese intero, sparando e bruciando 108 persone fra anziani, donne e bambini (anche di pochi mesi) e incendiando le case. Nei giorni successivi i nazisti estendono le loro violenze in tutto il Casentino, continuando i massacri a Partina e a Moscaio (altri 37 morti), poi Chiusi della Verna, Montemignaio e Castel San Niccolò.
– il 24 giugno nelle campagne di Palazzo del Pero, i tedeschi prendono 10 contadini mentre stavano nei campi e li fucilano, come rappresaglia. Il 30 giugno nella fattoria di Badicroce, vengono trucidate 17 persone, fra cui donne, bambini e vecchi.
– il 29 giugno a Civitella della Chiana, Cornia e San Pancrazio, i nazisti entrano nei paesi, massacrano 244 civili, inclusi anche donne e bambini, sparandogli uno a uno, compresi il parroco e la popolazione spinta dentro la Chiesa. Quindi, anche qui incendiano le abitazioni, bruciando vivo chi vi si era nascosto.
– il 4 luglio a Castelnuovo dei Sabbioni un’ottantina di uomini venne radunata nella piazza del paese e passata per le armi. “Quell’ammasso di cadaveri venne ricoperto con delle lenzuola, sopra le quali vennero poste delle ramaglie secche e del legname. Tutto venne cosparso di benzina e incendiato”. I corpi vengono lasciati per giorni esposti. Altre rappresaglie proseguono in frazioni vicine, Massa, San Martino e Meleto, dove un centinaio di uomini vengono trucidati e bruciati vivi.
– 6 luglio in Loc. Orenaccio, presso Loro Ciuffenna, militari nazisti mitragliano un gruppo di abitanti che sta portando a seppellire le vittime dei massacri dei giorni precedenti: in quel giorno vengono ammazzati in 32, compresi una decina di uomini catturati per strada.
– 14 luglio a San Polo vengono catturati 48 civili, torturati e fatti saltare con l’esplosivo. “Nella villa Mancini, sia nella cantina, come nel garage, furono flagellati a più riprese con pezzi di tubo di caucciù, con scudisci e con calci di moschetto nelle gambe, nella schiena e nella testa. (…) Tutti i prigionieri tenevano le mani incrociate dietro la testa, camminavano a stento ed uno era completamente nudo. (…) Circa le ore 19 furono uditi degli spari e detonazioni, poi silenzio assoluto”. Altri 14 cittadini vengono uccisi per rappresaglia a Pomaio, lo stesso giorno.
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