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O l’assegno d’invalidità o il lavoro come terapia, i familiari dei disabili mentali: “Aiutateci, così non è accettabile”

La scelta, che pare in contrasto con le politiche di reinserimento lavorativo di soggetti fragili con percorsi nelle cooperative sociali di tipo B, è posta da una circolare dell'Inps che ha ripreso due sentenze della Cassazione

Una circolare dell’Inps come un macigno in uno stagno. Questo l’effetto che ha creato la notizia arrivata a metà ottobre nelle case di familiari di persone con disabilità: “Lo abbiamo appreso per caso da internet, nessuno ci ha avvisato e siamo rimasti sbigottiti”. Ma cosa conteneva la circolare in questione? Prendendo come punto di riferimento due sentenze della Cassazione di alcuni anni fa ha stabilito che chi, con invalidità riconosciuta tra il 74 e il 99%, ha un lavoro che produca anche un minimo reddito annuo inferiore a 5mila euro perde il diritto all’assegno di invalidità e questo riguarda anche chi quel percorso di inserimento sociale attraverso piccole mansioni retribuite lo fa a scopo terapeutico.

Ad Arezzo l’associazione Vivere Insieme raggruppa famiglie che hanno persone con disabilità mentali che per questo motivo hanno deciso di rivolgersi alla Federconsumatori: “Siamo considerati gli ultimi degli ultimi, le politiche di questi anni addirittura sembrano tornare indietro e la nostra preoccupazione è che alla fine si vada verso una nuova istituzionalizzazione di queste persone, la disabilità mentale non è considerata, non è tutelata, basti pensare che nei centri per l’impiego per i disabili mentali c’è una lista speciale, dalla quale nessun datore di lavora pesca mai” spiega la portavoce Luisa Spisni da molti anni impegnata in prima persona come assistente sociale.

“Immaginate il dramma di chi ha fatto un percorso lungo anni, per riprendere in mano la vita rispetto al disagio mentale, per riappropriarsi di alcune autonomie, per sentirsi dignitoso attraverso impegni lavorativi nelle cooperative sociali di tipo B e adesso si trova a dover scegliere se mantenere l’assegno d’invalidità oppure quelle ore di impegno quotidiano retribuito. Chi già non ha voglia di alzarsi la mattina rinuncierà al lavoro e così regredirà nella sua malattia gravando ancora di più sulle famiglie e di conseguenza sulla collettività” spiegano due familiari di persone con disabilità psichiche che fanno parte dell’associazione.

Federconsumatori, lo Spi e la Cgil tutta sono al loro fianco e continueranno nella loro battaglia coinvolgendo tutti i parlamentari della circoscrizione aretina affinché appoggino l’iniziativa annunciata dal Ministro Orlando e venga ripristinata, con lo strumento legislativo adeguato, la certezza del diritto violato per queste categorie di lavoratori. “Siamo pronti a proporre ricorsi a valanga per questa decisione che ci sembra dettata solo dalla volontà di fare cassa sui più deboli, pensate che si tratta di un assegno di sole 287 euro mensili” ha detto il segretario generale della Camera del Lavoro Mugnai. “Questa misura dell’Inps ci sembra in netta tendenza contrari all’articolo tre della Costituzione italiana che ribadisce il ruolo dello Stato nel rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale dei cittadini” ha aggiunto Chiara Rubbiani presidente della Federconsumatori. “Chidiamo all’Inps di fermarsi, lo chiadiamo ad Arezzo, poi c’è chi agirà a livello regionale e nazionale, questa cosa va corretta prima che si aggiungano ingiustizie a ingiustizie” ha detto infine Giancarlo Gambineri dello Spi Cgil.

[Fonte e Video intervista di ArezzoNotizie.it disponibile QUI]

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