Ridotti al minimo gli esuberi alla Itam, al momento sono nove, ma le criticità rimangono. È quanto emerso ieri dopo l’assemblea che si è svolta tra i lavoratori della nota azienda orafa che ha sede a Castiglion Fiorentino. Con 156 dipendenti, la Itam è una delle aziende orafe più grandi del territorio, leader nella produzione di anelli a molla, ma ciò non le ha impedito di risentire della crisi internazionale, che ancora non accenna a mollare la presa. Ieri, nel corso di una lunga assemblea sono arrivati i primi verdetti: il 7 settembre la cassa integrazione finirà e nove dipendenti sono in esubero. A spiegare i termini degli accordi sindacali è Alessandro Tracchi della Fiom: «Si tratta di esuberi strutturali che, all’inizio della procedura, ammontavano a una quarantina di lavoratori. Lavorandoci, gli esuberi sono scesi a ventidue e di questi tredici sono usciti tramite accordi sindacali, principalmente per prepensionamento ma c’è stata anche una dimissione volontaria».
Dunque, il primo round finisce qui ma la partita non è chiusa. Già perché settembre sarà un mese cruciale e il futuro magari non è nerissimo, ma neanche roseo: «Oltre alle situazioni contingenti – continua Tracchi – dovute alla crisi internazionale, ci sono anche criticità legate a come è strutturata l’azienda. La Itam è una delle poche imprese che ha mantenuto integro il processo produttivo sia per quanto riguarda gli anelli a molla, chiusure, semilavorati, sia per quanto riguarda la parte meccanica, quindi progettazione e sviluppo dei macchinari per la produzione. La mole di lavoro attuale, però, non basta per mantenere operativo tutto l’apparato».
Su cosa accadrà nell’immediato futuro, però, il sindacalista non si sbilancia: «Bisognerà sciogliere una serie di nodi, primo tra tutti capire quali sono le prospettive dell’azienda, per ora si naviga a vista, e molto dipenderà da come riprenderà il mercato al ritorno dalle ferie. Il quadro al momento non è rassicurante». Tradotto, significa che il pericolo di ulteriori esuberi non è escluso e alla fine anche Tracchi lo ammette, definendolo «una concreta possibilità». La Itam è di proprietà delle famiglie Moretti e Barbagli nata, così recitano le fonti ufficiali «da una idea di due giovani studenti dell’Istituto «Margaritone» di Arezzo, nel 1972».
Da allora un’ascesa costante e nel corso degli anni la struttura è cresciuta fino a raggiungere una superficie di 20 mila metri quadri e a dare lavoro a centinaia di persone. Anche questa storia, però, è andata a impattare contro il muro di una crisi che sembra senza fine, nonostante qualche segnale di ripresa. La speranza è che il numero degli esuberi non cresca da qui a breve.
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