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Banca Etruria: una sentenza che lascia l’amaro in bocca

È una sentenza che lascia l’amaro in bocca. Un solo condannato, tutti gli altri assolti.

Dopo 2 anni di dibattimento si è concluso il processo di primo grado celebrato con rito ordinario a carico di 23 tra Amministratori e Dirigenti dell’ex Banca Etruria accusati di aver dissipato oltre 200 milioni di euro in operazioni spregiudicate; prive di garanzia alcuna; favoritismi; inadempienze alle prescrizioni di Banca Italia inviate a seguito delle numerose irregolarità rilevate in sede ispettiva e per questo imputati di aver provocato bancarotta, con l’aggravante, per alcuni, della fraudolenza.

Attenderemo le motivazioni della sentenza.

Ma non possiamo non rilevare che i risparmiatori non hanno avuto la giustizia che si attendeva.

Sono trascorsi ormai 6 anni dal giorno in cui i nostri concittadini si sono svegliati depauperati e disperati;  piccoli risparmiatori, pensionati, lavoratori, artigiani, commercianti che si sono visti azzerati i loro risparmi frutto di una vita di lavoro,  di privazioni.

Dal 2015 è iniziato un percorso difficile e tortuoso e fin dall’ inizio gli siamo stati accanto; abbiamo combattuto insieme a loro in tutte le sedi e con tutte le armi a disposizione perché lo Stato e il sistema bancario comprendessero l’ enormità dell’accaduto e il dramma delle persone.

Contro coloro che strumentalmente li definiva “speculatori” abbiamo lottato fino ad ottenere l’istituzione di due fondi d’indennizzo. Prima il Fidt e poi il Fir.

Ma non bastava e non basta.

Ci attendevamo che lo Stato con  uno dei suoi poteri fondamentali, quello giudiziario, recepisse le istanze di giustizia dei risparmiatori.

Uno stato civile deve dimostrare di avere gli anticorpi contro l’ accaduto: quale sensazione potranno ricavare i cittadini di fronte a questa sentenza?

Quale fiducia potranno avere nel sistema bancario?

Una volta lette  le motivazioni della sentenza confidiamo che la Procura ricorra in appello.

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