Siamo fuori dal tunnel? La domanda se la pone la Cgil con il convegno organizzato per il 9 maggio insieme a Federconsumatori e con il patrocinio della Camera di Commercio. E è relativa non solo a Banca Etruria ma all’intero sistema locale del credito e all’insieme dell’economia aretina.
Appuntamento alle ore 15 di lunedì 9 maggio nei locali della Borsa Merci. Interverranno Enrico Zanetti, Sottosegretario economia e finanze; Rosario Trafiletti, Presidente nazionale Federconsumatori; Fabrizio Solari della Segreteria nazionale Cgil; Marcello Minnenna, economista e docente alla Bocconi; Daniele Quiriconi, Segretario Fisac Toscana; Andrea Sereni, Presidente della Camera di Commercio. Con loro ci sarà anche Roberto Bertola, Amministratore delegato di Nuova Banca Etruria. Coordinerà il confronto Marco Fratini, giornalista e conduttore di Omnibus La7.
“Abbiamo due aspettative da questa iniziativa – commenta il Presidente provinciale di Federconsumatori, Pietro Ferrari. La prima è un chiarimento, da parte del Sottosegretario Zanetti, su alcuni aspetti del decreto che non sono oggettivamente perfettamente chiari. La seconda è la creazione di un “ponte” tra il territorio (e in modo particolare i risparmiatori) e la nuova banca. Un istituto di credito può lavorare solo con la fiducia dei clienti e del sistema economica nel quale opera”.
“I decreti del Governo saranno ovviamente il punto di partenza della riflessione – commenta il Segretario provinciale della Cgil, Alessandro Mugnai. Condividiamo le preoccupazioni sia degli obbligazionisti che dei dipendenti, i cui problemi sono le due facce della stessa medaglia e cioè la pessima gestione della vecchia banca. E vogliamo che ci siano risposte concrete per i primi e certezze occupazionali per i secondi. Ma vogliamo anche alzare lo sguardo sul futuro. Riteniamo, cioè, che l’attenzione si debba progressivamente spostare sulla nuova banca, sulle sue condizioni e sulle ipotesi di acquisto. Per oltre 130 anni Arezzo ha avuto la sua “banca del territorio”. Adesso questa è scomparsa. La domanda è: la nuova banca, quella che sarà in grado di lavorare a pieno regime, potrà continuare ad essere, ovviamente in forme radicalmente diverse, una banca del territorio? Arezzo continua ad attraversare una gravissima crisi: non c’è crescita industriale e il saldo occupazione è negativo per 2mila unità. Possiamo ipotizzare una ripresa senza un istituto di credito che sia coprotagonista delle strategie del sistema locale? E per quest’ultimo – sottolinea Mugnai – intendo le imprese, le istituzioni, i sindacati. E’ indispensabile che in questa fase di pre acquisto di Banca Etrutria soprattutto le istituzioni locali facciano sentire la loro voce, rendendo chiaro agli acquirenti interessati che Arezzo è unita e compatta nella richiesta una banca che sappia dialogare in modo trasparente e corretto con il territorio e che si senta corresponsabile del suo futuro”.
Questa fase – secondo la Cgil – deve essere anche utile ad una rilettura complessiva dell’economia locale: “non siamo nella fase di industrializzazione, né in quella di sviluppo degli anni sessanta e settanta, né in quella di crisi iniziata tra gli anni ottanta e novanta. La situazione di stagnazione è il riflesso di un lungo periodo di transizione che vede chiusure ma anche aperture di aziende. In questa fase – commenta Mugnai – Arezzo sembra non avere un’identità produttiva. Noi lavoriamo perché sia definita al più presto. Per avere una strategia, è necessario un obiettivo e la nostra impressione è che, oggi, Arezzo non sappia cosa sia e, tanto meno, cosa voglia essere”.
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