“Si è aperto un interessante dibattito sul presente e sul futuro di Arezzo Casa – commenta Alessandro Mugnai, Segretario provinciale della Cgil. L’argomento relativo al Presidente appassiona, ovviamente, i Sindaci e i partiti. Cgil e Sunia insistono solo sui contenuti che interessano inquilini e assegnatari, ad iniziare dal canone accessorio del quale abbiamo chiesto l’abolizione”.
Stefania Teoni, Segretaria del Sunia, ne spiega la ragione: “di norma, un canone è la cifra che un gestore paga al proprietario di un bene per poterlo poi gestire e ricavarne un reddito. Nel nostro caso, unico in Toscana, il canone accessorio è una percentuale degli affitti che vanno ai Comuni in quanto proprietari. Ma questa quota non viene detratta dai “profitti” di Arezzo Casa ma solo dalla quota che l’azienda può destinare alla manutenzione degli immobili”.
Teoni entra nei dettagli: “ormai da tempo le quote degli affitti sono in calo verticale perché le graduatorie per le assegnazioni vedono in cima famiglie con sempre maggiori difficoltà e perché aumenta la percentuale di abitazioni da assegnare, da parte dei comuni, al di fuori delle graduatorie a famiglie particolarmente bisognose. Quindi affitti più bassi e sempre più famiglie impossibilitate a pagare anche il canone minimo. Dall’importo degli affitti riscossi se ne toglie circa il 10% per i comuni e il 3% per un apposito fondo regionale”.
In questo contesto, è chiaro che i lavori di manutenzione straordinaria diventano sempre più rari e difficili. “Ci viene detto che le somme vanno a rimpinguare le casse comunali e vengono utilizzate per coprire le morosità incolpevoli degli assegnatari. Ed è giusto che i più bisognosi debbano essere sostenuti. Ma dovrebbe essere la collettività a farsene carico, non i vicini di pianerottolo per il solo fatto che possono permettersi di pagare il canone”.
Teoni ricorda la frase di un’assegnataria: “quindi a me non possono fare manutenzione perché i soldi del mio affitto servono per pagare quello della mia vicina che è più disgraziata di me?”.
“Da tempo – conclude Alessandro Mugnai – Sunia e Cgil chiedono ai comuni di lavorare assieme per costruire una politica della casa degna di questo nome. Se è necessario anche muovendosi congiuntamente per rivendicare finanziamenti adeguati. Di questo vorremmo che oggi si discutesse quando si parla di Arezzo Casa”.
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