“Una precisa visione d’insieme di Casentino e Valtiberina con le loro caratteristiche socio-urbanistiche, ambientali, storicoculturali e produttive”. Secondo la Cgil, il futuro di quest’area interna risiede nella capacità di immaginarla come una realtà unica, valorizzando le sue produzioni e potenzialità ambientali.
Stamani, nella sede della Cgil aretina, è stato presentato il convegno che si terrà domani, venerdì 21 luglio, con inizio alle ore 9, a Chiusi della Verna. Interverranno i dirigenti regionali e delle province di Arezzo e Forlì della Cgil, gli amministratori locali, il Presidente della Provincia di Arezzo e Marco Niccolai, Presidente della commissione aree interne della Regione Toscana.
I contenuti sono stati presentati stamani dal segretario provinciale Alessandro Tracchi e dal coordinatore area interna Alessandro Mugnai, Con loro Marco Rossi, responsabile della zona Casentino e Ivana Peluzzi della Segreteria provinciale Spi.
”Dal panno al legno tra tradizione e innovazione”: questo titolo spiega le priorità individuate dalla Cgil. Il panno è, ovviamente, quello del Casentino. “Questo prodotto – che ha mosso durante la vertenza persino testate come il New York Times – intreccia più elementi caratterizzanti: l’acqua delle montagne e foreste casentinesi; il Santuario di Camaldoli e della Verna, importanti mete religiose dove quei frati costruirono con quella stoffa le loro vesti; un’azienda dentro una piccola comunità alle porte del Parco che possiede metodi di lavorazione antichi. Il prodotto è pura lana vergine colorata e tutto ciò che lo rende caratteristico è la sua cornice territoriale, storica e culturale. Proprio nell’era globale, storia, cultura e territorio sono elementi vincenti per l’alto valore identitario e caratterizzante”.
La Cgil propone quindi un progetto per la valorizzazione del panno del Casentino quale prodotto DOP portatore in sé di patrimonio inestimabile artistico, storico e culturale.
Dal panno al legno che interessa sia il Casentino che la Valtiberina. La Cgil chiede che venga predisposto
“un piano/studio che, mettendo in relazione le normative europee nazionali, regionali e territoriali, punti ad ottenere le certificazioni del legno, individuando il suo possibile utilizzo, per quale impiego, per quali prodotti e mercati. Già dal taglio in loco dentro un’idea di economia circolare e di recupero dello scarto, grazie alla rete infrastrutturale generata (semplificazione di accessibilità al luogo), si possono recuperare metri cubi di legname da destinare a produzioni alternative come “cippato” e “pellets”, costituendo sul posto nuove realtà imprenditoriali, funzionali alla realizzazione di questi prodotti. Le certificazioni ottenute potrebbero conferire al prodotto un brand importante, sicuro qualitativamente, biologicamente e a Km 0. Lo stesso scarto generato nella lavorazione in segherie e negli altri processi sarebbe sempre indirizzabile a queste produzioni, economia circolare dal bosco alla fabbrica. La manutenzione continua e l’attività di forestazione e rigenerazione – mantenendo le opere infrastrutturali realizzate – garantirebbero anche una migliore accessibilità alla visita e alla vita dell’intera superficie forestale, richiamando interesse turistico. La manutenzione mirata a impedire il dissesto idro-geologico creerebbe la possibilità di dare vita a bacini non invasivi per il ciclo dell’acqua, da ri-utilizzare in progetti di itticoltura, oppure per irrigare i campi e le coltivazioni di fondovalle”.
La Cgil ricorda che il settore dell’industria del legno e dei suoi prodotti nelle due vallate conta 95 imprese con 384 dipendenti.
Dalla produzione ai servizi socio sanitari. Il territorio dell’area Casentino Valtiberina è caratterizzato da 17 Comuni, dove sono presenti attualmente 8 Case della Salute e 2 presidi ospedalieri. Il territorio è prettamente montano e con una bassa densità abitativa e il progressivo spopolamento ha interessato i Comuni ultra periferici e periferici con conseguenze sulla presenza di anziani e con cronicità, isolati questi in frazioni lontane dai centri distributori di servizi sanitari e di assistenza.
“La distanza e la bassa densità demografica non possono essere motivi di discriminazione – ammonisce la Cgil. Sono state ripristinate le aree-distretto Valtiberina e Casentino e ora si rende necessario potenziare l’integrazione tra ospedale e territorio, presidiando il progetto previsto da PNRR riguardo le Case di Comunità, integrando tali strutture con servizi rivolti specialmente ai giovani in età scolare presenti in questi territori e anziani over 65, agendo sulla prevenzione di disturbi (psicologici, dipendenze ecc…), con particolare attenzione alla gestione delle cronicità. I servizi di telemedicina, seppur con i loro limiti, hanno garantito la continuità delle cure e dell’assistenza durante la pandemia. Questi servizi non devono essere sostitutivi ma a supporto per garantire la continuità alle cure e l’assistenza”.
Comments are closed here.