Sono circa due milioni i lavoratori che operano in settori importanti e strategici per la nostra economia, ma da anni non vedono il rinnovo del contratto di lavoro e non hanno aumenti nelle proprie buste paga.
Sono le lavoratrici e i lavoratori degli alberghi, della grande distribuzione, della distribuzione cooperativa, delle imprese di pulizia, dei fast food, delle mense, delle terme, delle farmacie private, dei bar e ristoranti.
Le loro condizioni di lavoro sono sempre più difficili: hanno vissuto i licenziamenti, la cassa integrazione, le disdette dei contratti aziendali, il calo dei consumi, i tagli lineari negli appalti e combattono quotidianamente con orari impossibili, peggioramento delle condizioni di lavoro e di reddito.
I lavoratori attendono il rinnovo del contratto nazionale mentre Confindustria (AICA e Federterme), Confesercenti, Confcommercio (Fipe e Fiavet), Federdistribuzione, Distribuzione Cooperativa, Angem, ACI, Federfarma, le Associazioni datoriali del Multiservizi, continuano a parole a dichiararsi disponibili. Nei fatti, l’unica proposta che avanzano è togliere alle lavoratrici e ai lavoratori diritti e tutele per giustificare il costo dei rinnovi.
Trattative aperte da anni, trattative interrotte e scioperi a sostegno delle vertenze come quello previsto per il comparto delle mense il 5 febbraio e l’ultimo avvenuto nel settore del commercio il 19 dicembre scorso, rappresentano oggi il quadro delle relazioni industriali in questi settori.
Il mancato rinnovo dei contratti nazionali significa non valorizzare e riconoscere la centralità del lavoro e non sostenere neppure una ripresa del Paese che passa attraverso la tutela delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.
Tutte le Associazioni datoriali, in questi mesi, hanno accusato di strumentalità le posizioni assunte dalle Organizzazioni Sindacali dichiarando di essere disponibili a rinnovare i contratti senza ledere le condizioni dei lavoratori.
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