Un accordo che riconosce il valore del lavoro pubblico e valorizza le professionalità.
Un’intesa che si considera propedeutica ai rinnovi contrattuali e che restituisce alla contrattazione autonomia sia a livello nazionale che aziendale e che consentirà l’inizio di una fase di recupero salariale dopo sette anni di blocco. Significativo è l’impegno per la riduzione del lavoro flessibile ed il superamento del precariato.
Siamo sulla strada giusta, quella che avvia un percorso positivo per il recupero salariale, ma soprattutto, si restituisce ai lavoratori, la partecipazione ai processi di riforma della PA.
L’ accordo del 30 novembre scorso può rappresentare un modo per ricucire lo strappo con il mondo della scuola, una possibilità che passa proprio per il negoziato contrattuale. La scuola si trova ad affrontare misure legislative che si configurano come vere e proprie invasioni di campo sul terreno della contrattazione. Con l’intesa di oggi possiamo, ora, avere lo strumento per correggere misure sbagliate e etero dirette che minano l’autonomia scolastica e incidono negativamente sul lavoro e sui diritti dei lavoratori. Ci sono le condizioni per fare un vero contratto.
Si punta sulla valorizzazione del personale e la crescita dei servizi ai cittadini. C’è un segnale di discontinuità con il recente passato nella gerarchia delle fonti, la contrattazione riacquista il ruolo naturale per le materie riguardanti l’organizzazione del lavoro, la lotta agli sprechi e la conseguente attribuzione ai lavoratori di parte delle risorse recuperate. Si ribadisce inoltre il confronto su testo unico del pubblico impiego e l’impegno del Governo a stanziare per i comparti Regioni, Autonomie Locali e Sanità risorse pari a quelle definite nell’accordo.
In allegato, il testo dell’accordo in pdf.
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