Dichiarazione di Maurizio Tacconi (Flc) e Alessandro Mugnai (Cgil)
“Non condivisibile nel merito, offensiva verso la scuola e tutti gli insegnanti poiché sottende un’accusa indiscriminata a tutti gli educatori”. Questa la valutazione di Maurizio Tacconi, segretario provinciale della Flc, il sindacato scuola della Cgil, sulla mozione approvata dal Consiglio comunale di Arezzo. Documento presentata dalla consigliera della Lega Nord, Tiziana Casi e condivisa, con alcune eccezioni, dalla maggioranza, Sindaco Ghinelli compreso.
Nella mozione si accusano “alcuni istituti scolastici” di utilizzare “pericolosi progetti di educazione sessuale che prevedono la cosiddetta teoria del gender nella quale l’educazione all’affettività ha la tendenza a diventare sinonimo di un’educazione alla genialità”.
“Affermare che il Comune di Arezzo possa agire sulle autorità scolastiche per interferire con i programmi curricolari, tra l’altro facendo riferimento a teorie inesistenti – commenta Tacconi – oltre a creare un pericoloso allarmismo tra le famiglie, è un attacco frontale all’istituzione scolastica e alla liberà d’insegnamento nella scuola pubblica”.
La mozione approvata impegna anche il Sindaco e la Giunta ad intervenire affinché “si agisca sulle autorità scolastiche preposte perché non siano introdotti o siano ritirati dalle scuole libri e materiale informativo che promuove la teoria del gender”.
“La scuola – continua il Segretario della Flc Cgil – un presidio di democrazia sul territorio e i suoi docenti ne sono i garanti. Gli insegnanti, al contrario di quello che pensano Lega e Sindaco, sono professionalità specializzate, che quando sono in classe si occupano di didattica, pedagogia e non certo delle ideologie omofobiche e sessiste che sembrano ossessionare i politici del Comune di Arezzo. Chiedere, addirittura, di ritirare i libri è una pretesa oscurantista, un’ingerenza senza precedenti nelle prerogative delle scuole, dei docenti e dei dirigenti scolastici”.
Tacconi precisa che “nelle scuole non s’introduce la teoria gender, che notoriamente non esiste: si fa educazione all’affettività, educazione sanitaria, educazione sessuale e lo si fa con metodi scientifici, perché bisogna assicurare l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, la pratica di stili di vita sani comprendendo, fra gli altri, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, al fine di informare e sensibilizzare su questi temi studenti, docenti e genitori. Ma è proprio questo il nocciolo: chi si fa scudo dello spauracchio del gender non accetta la parità fra sessi, non vuol sentir parlare di violenza di genere, anzi, nega che esista e nega le discriminazioni che troppo spesso riguardano alunni e persone gay. E’ una visione miope, un pericoloso mix di bigottismo, omofobia e intolleranza, che dobbiamo impegnarci a respingere con forza in ogni occasione”.
Un problema che va oltre la scuola e la categoria dei docenti. Alessandro Mugnai, Segretario provinciale Cgil: “è stupefacente che un’istituzione pubblica, in questa delicatissima fase economica e sociale, dedichi la sua attenzione ad una teoria inesistente e la utilizzi per affermare una visione culturale e politica che è veramente difficile non definire oscurantista. Tentare di compromettere o quanto meno intaccare l’autonomia della scuola e dei suo insegnanti è grave. Proporre il ritiro di libro evoca immagini di roghi che non osiamo nemmeno citare. La Cgil è un sindacato, è impegnata nella difesa del diritti dei lavoratori ma, più complessivamente, dell’insieme dei diritti civili. La mozione presentata dalla Lega Nord e approvata dalla maggioranza di centro destra del Comune di Arezzo è di per sé inquietante ma si lega ad un altro atto e cioè il rifiuto di far parte della Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Due atti in contemporanea che hanno un suono minaccioso per i diritti delle persone. E alle quali le istituzioni più sensibili ad essi sono chiamate a rispondere. La Cgil ricorda che solo pochi comuni aretini hanno finora aderito a READY ed invita quindi tutti quelli che non lo hanno fatto, ad avviare le procedure di adesione”.
Arezzo, 24 ottobre 2015
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