Il 16 gennaio il GIP del Tribunale di Arezzo, ha disposto il sequestro preventivo e la chiusura del viadotto Puleto sulla Superstrada E45. Il tratto di strada presentava infatti delle crepe preoccupanti, una situazione definita dai tecnici di “criticità estrema”, con il viadotto addirittura esposto a “rischio di collassamento”.
Intanto, dal 13 febbraio la E45 è stata riaperta, ma solo al traffico leggero e per una sola corsia (sulle quattro presenti), con disagi che ci saranno fino alla fine dei lavori di ripristino e di messa in sicurezza. I problemi per i territori coinvolti e per le attività economiche sono pesantissimi.
“Chi ha subito il danno maggiore è legato al mondo del commercio, della ristorazione, dei carburanti: in questo tratto vi sono ben 5 aree di servizio. E per questo ci siamo già attivati per chiedere, attraverso la regione, dei possibili ammortizzatori sociali” – spiega Marco Guadagni, Responsabile territoriale CGIL Valtiberina. Non solo danni diretti, come quelli delle attività che hanno visto scomparire tutta la clientela dall’oggi al domani, ma anche perdite e disagi alle differenti attività economiche attive nel territorio.
“Stiamo già lavorando, abbiamo fatto degli incontri, anche con i colleghi dell’Umbria e dell’Emilia Romagna per fare un monitoraggio delle realtà esterne alla superstrada, ma che comunque subiscono dei danni economici immediati o che si protraggono anche nel tempo. Pensiamo all’aumento dei costi di trasporto per dover aggirare questo tratto. E per questo, quando saremo in grado di aver pianificato la misura, chiederemo un incontro presso il Ministero per avere ammortizzatori sociali anche per questi settori”.
Nel frattempo i lavori proseguono, mettendo insieme interventi per il ripristino del viadotto e le attività di monitoraggio delle strutture, arrivate al limite della loro resistenza, ma che comunque devono essere in parte aperte al traffico. Un’operazione necessaria, in assenza di soluzioni differenti, visto che non esiste una viabilità locale alternativa. In mezzo, cinque aree di servizio in ginocchio, pendolari e studenti bloccati, aziende costrette a sobbarcarsi problemi e spese maggiori.
“E’ fondamentale che questo tratto venga riaperto, il prima possibile, anche al traffico pesante, perché è quello che porta economia sia nella tratta, ma anche nel territorio, che in assenza di questa struttura si trova anche un aumento dei costi e, a distanza del tempo, anche di competitività nel mercato. Qui abbiamo visto il grande danno, che è stato quello di avere lasciato la statale vecchia, la 3 bis, quindi senza possibilità di avere un’alternativa”.
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