Il Segretario provinciale della Cgil di Arezzo, Alessandro Mugnai, ha scritto al Segretario della Camera del lavoro di Reggio Calabria, chiedendogli di “far giungere a Mimmo Lucano la solidarietà personale e della Cgil di Arezzo. In questi giorni la sentenza ha visto la scontata divisione del mondo politico e la riaffermazione del rispetto delle decisioni della magistratura. Non entro in questi temi: li capisco ma non mi appassionano. Vorrei invece chiedere a Lucano di continuare ad essere orgoglioso dello spirito e del sentimento con i quali ha agito. Presumo, ma sono un sindacalista e non un uomo di legge, che qualche sbaglio lo abbia commesso. Presumo che lo abbia fatto mettendo sul piatto della bilancia la vita di donne e uomini disperati e il rispetto formale di una legge, la Bossi Fini, che certamente merita di essere rivista. Ha scelto ed è stato punito. In maniera decisamente anomala, come anomalo è stato il commento del suo accusatore, il Procuratore di Locri che si è detto umanamente dispiaciuto e si è augurato una riduzione della sentenza in secondo grado. Non ricordo, a mia memoria, di aver mai letto un commento simile da parte di una pubblica accusa”.
Mugnai passa dal caso personale alla questione più generale: “la mia sensazione è che la condanna di Lucano possa contribuire a rafforzare, attraverso il rigido e formale rispetto delle leggi (alcune delle quali non sono certo incise sulla pietra e possono essere quindi riviste e modificate), il clima di diffidenza e di odio non solo verso gli immigrati ma verso gli ultimi e gli invisibili, le persone che non hanno alcuna legge alla quale appellarsi e che chiedono solo il diritto di vivere. La Cgil è attenta alle leggi e ne rivendica, in tutte le sue vertenze, il rispetto. Pensiamo alle violazioni di quelle sulla sicurezza sul lavoro e agli infortuni mortali che ne derivano; alla violazioni delle norme contrattuali; alle discriminazioni alle quali sono sottoposte le lavoratrici. Il diritto a non essere ricacciati in mare, a non morire nel Mediterraneo, ad essere accolti in modo umano penso debba essere considerato prioritario. E alle persone che lo applicano senza codice alla mano debbano essere riconosciute – il caso di accertata violazione – attenuanti e non aggravanti”.
Mugnai chiede una svolta: “nel caso di Lucano, non basta ripetere la veridicità della frase che nessuna buona azione resterà impunita, ma lavorare per affermare i diritti degli ultimi e in modo particolare dei migranti. Il nostro paese si sta incattivendo, ormai da anni. E’ una deriva pericolosa non vedere chi soffre e condannare chi lo fa. Lucano affronterà i prossimi giudizi della magistratura e pagherà – se riconosciuti – i suoi errori. Noi dobbiamo dimostrare che lo spirito con cui ha agito è quello giusto e contribuire a diffondere una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, capace di contrastare il clima di odio che si sta diffondendo sempre di più. E capace di generare nuove leggi”.
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