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NIDIL: Il Governo e le Regioni discriminano i lavoratori in somministrazione

Nel percorso che dovrà portare all'approvazione del decreto legislativo è necessaria un'intesa tra il Governo centrale e le Regioni: in questo testo, siglato il 6 aprile, si escludono formalmente i lavoratori in somministrazione dalla possibilità di partecipare ad un concorso

I sindacati  Felsa-Cisl e NidiL-Cgil dei lavoratori in somministrazione insorgono contro una decisione assunta in Conferenza Unificata Stato Regioni in previsione del definitivo varo del decreto legislativo sulle regole lavorative nella Pubblica Amministrazione (il cosiddetto Testo Unico del Pubblico Impiego).

Nel percorso che dovrà portare all’approvazione del decreto legislativo è necessaria un’intesa tra il Governo centrale e le Regioni: in questo testo, siglato il 6 aprile, si escludono formalmente i lavoratori in somministrazione dalla possibilità di partecipare ad un concorso, riservato al 50% dei posti per quanti abbiano avuto per almeno tre anni “contratti flessibili” con la Pubblica Amministrazione. I “contratti flessibili” sono, per definizione, tutti i rapporti di lavoro intrattenuti con la P.A.  diversi  dal “normale” contratto a tempo indeterminato: la versione iniziale del decreto stabiliva, al fine di eliminare il precariato dalla P.A., di permettere alle singole amministrazioni di bandire, nel triennio 2018-20, un concorso riservato per la metà dei posti disponibili a quanti avessero avuto, per almeno tre anni, “contratti flessibili” con la P.A. Le Organizzazioni sindacali confederali e di categoria avevano apprezzato tale scelta, segnalando tuttavia “imprecisioni” nel testo che rischiavano di contraddire la finalità condivisa.

Adesso, la doccia gelata: l’intesa Governo-Regioni cancella la facoltà per i lavoratori somministrati di partecipare ai concorsi riservati, e lascia invariate le “imprecisioni” testuali riguardo agli altri lavoratori “flessibili”.

L’esplicita esclusione di questi lavoratori che da anni svolgono servizi essenziali in campo sanitario, nei servizi degli Enti locali e delle Regioni, formalmente perché non “dipendenti diretti delle amministrazioni”, rappresenta non solo una scelta iniqua, ma totalmente inaccettabile per le organizzazioni sindacali che li rappresentano.

Felsa-Cisl e NIdiL-Cgil si oppongono a questa decisione, e rivendicano con forza il diritto di tutti i lavoratori con contratti flessibili a rientrare nel percorso agevolato.

A sostegno di questa rivendicazione, oggetto di una lettera formale alla Ministra Madia e alla Conferenza Stato-Regioni, i sindacati Felsa-Cisl e Nidil-Cgil hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori in somministrazione, non escludendo anche la proclamazione dello sciopero.

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