La raccolta di firme per il referendum contro l’autonomia differenziata prosegue ad Arezzo. Stamani tavolo di raccolta nel piazzale di via Monte Cervino antistante la Cgil. Erano presenti i promotori del referendum che hanno costituito un comitato al quale ha aderito il gruppo che aveva già creato La Via Maestra e cioè Cgil, Acli, Arci, Arci Valdarno, Demos, Libera Valdarno, Isde – Medici per l’ambiente sezione aretina, Centro iniziativa politica Berlinguer, Legambiente, Centro Basaglia, Resistenza Popolare, Federconsumatori, Sunia, Cometa rossa, Anpi con la struttura provinciale e le sue sezioni territoriali. A questo gruppo si sono aggiunti, nel Comitato per il referendum, Uil, Pd, Avs – Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista, Partito Socialista Italiano, Arezzo 2020 – Per cambiare a sinistra.
“La Legge sull’autonomia differenziata va abrogata – afferma il Comitato per il referendum – perché aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutta la collettività e, in particolare, di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne. L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. Impoverisce il lavoro perché mette in discussione il contratto collettivo nazionale. Colpisce la sicurezza frammentando la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alimentando una competizione territoriale al ribasso sulla pelle di lavoratrici e lavoratori. Smantella poi l’istruzione pubblica regionalizzando la scuola, infliggendo un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Privatizza la salute, compromettendo definitivamente il Servizio sanitario nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le Regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto. L’autonomia differenziata demolisce il welfare universalistico lasciando il “residuo fiscale” alle Regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini. Frena lo sviluppo perché sottrae totalmente allo Stato la competenza su materie strategiche: politiche energetiche; reti e infra- strutture; telecomunicazioni; porti e aeroporti; trasporti; ricerca scientifica; ambiente; cultura; rapporti con l’Ue; commercio con l’estero; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; etc., pregiudicando le prospettive dell’intero sistema economico nazionale. Frammenta, infine, le politiche ambientali, rendendo impossibile un efficace contrasto al cambiamento climatico e la conversione ecologica del nostro sistema produttivo”.
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