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“Riaprire il viadotto”: E45, presidio di Cgil-Cisl-Uil allo svincolo di Sansepolcro (Arezzo)

Il danno ai territori coinvolti è enorme. La chiusura del viadotto Puleto sulla E45, avvenuta il 16 gennaio scorso per ordine del tribunale di Arezzo, e poi parzialmente riaperto ma interdetto a tutti i mezzi pesanti, sta mettendo in ginocchio l’economia dell’Umbria, della Toscana (soprattutto Arezzo) e dell’Emilia Romagna (in particolare Cesena). “La E45 riaprirà anche al traffico pesante, tir e autobus, non più tardi della metà di marzo”, promise il ministro alle Infrastrutture Toninelli il 15 febbraio scorso: siamo arrivati alla prima settimana di aprile, e nulla è successo. Da qui la decisione dei sindacati di manifestare stamani allo svincolo di Sansepolcro (Arezzo), ossia nel punto dell’autostrada dove i mezzi pesanti provenienti da sud sono costretti a uscire (era presente Vincenzo Colla di Cgil nazionale).

Il 16 gennaio scorso il viadotto è stato sequestrato dalla magistratura aretina perché ritenuto pericolante e non più idoneo a sostenere il traffico ordinario. “Il 13 febbraio – ricordano Cgil, Cisl e Uil – è stato poi riaperto su una sola corsia alle auto e ai mezzi fino ai 35 quintali, confermando il blocco sostanziale alle merci e agli autobus del turismo e dei pendolari per lavoro e studio, con un impatto economico imponente e possibili riflessi occupazionali”. I sindacati sottolineano anche la “promessa” del ministro Toninelli, che “assicurava che entro 30 giorni (ossia il 15 marzo) sarebbe stata ripristinata la viabilità ordinaria. Purtroppo a oggi non ci sono invece novità, nonostante i primi interventi dell’Anas sulla infrastruttura”.

Cgil, Cisl e Uil evidenziano anche “il grave stato delle infrastrutture di tutto il territorio dell’Alto Tevere umbro-toscano”: la linea ferroviaria tra Sansepolcro, Città di Castello e Ponte San Giovanni, la superstrada E78 (su cui il precedente governo aveva stanziato 100 milioni di euro, poi “spariti” con l’esecutivo attuale vista l’esclusione dalla lista delle priorità infrastrutturali), la strada statale 219 di Gubbio e Pian d’Assino. I sindacati, insomma, temono che la vicenda del viadotto Puleto diventi “l’ennesima emergenza strutturale che mette in crisi un intero sistema produttivo ed economico”.

Il timore dei sindacati è condiviso anche nei singoli posti di lavoro. “Sono pervenute le adesioni di Rsu di aziende molto significative che stanno subendo difficoltà per il trasporto dei propri prodotti”, spiega una nota di Cgil, Cisl e Uil dell’Alto Tevere: “Dalle aziende dell’automotive di Umbertide (Tiberina Group e Prom), a quelle del commercio (Conad e Coop), che, per quanto riguarda in particolare l’ortofrutta, hanno uno dei principali riferimenti nel mercato di Cesena. Ci sono poi le Rsu di aziende storiche del territorio (come Renzacci, Cartotecnica Tifernate e Nardi) e le Rsu di aziende che negli ultimi anni stanno vivendo un grande sviluppo (come Terex Operation Italy e Cvc Gruppo Trigano), per le quali l’incidenza del costo di trasporto ha un peso rilevante sul costo di produzione complessivo”. Altre adesioni sono arrivate dalle Rsu della ex Fcu, della Giuntini Mangimi e dei Molini Popolari Riuniti, delle cementerie Colacem e Barbetti, della Scacf, della Litograf, del Comune di San Giustino, della Stile Pavimenti in Legno, della Sogepu.

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