Le Rsa si stanno confermando in Italia i punti critici nell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Per dimensioni, per modalità di gestione, per diffusione e potenzialità dei rischi. Ovviamente ci sono le eccezioni e da qui bisogna ripartire per costruire nuovi modelli di Rsa.
Oggi più di ieri è il momento di rafforzare, come lo Spi Cgil sostiene ormai da anni, la prevenzione, la medicina del territorio e la integrazione socio sanitaria. Ovviamente siamo di fronte ad un problema che non può essere risolto solo a livello locale e deve essere quindi istituita una task force di medici, infermieri, esperti di igiene e psicologi per la gestione della emergenza nelle strutture sia pubbliche che private.
Inoltre devono essere messi in sicurezza i responsabili sanitari, organizzativi e tutti gli operatori attraverso tamponi a tutti gli utenti e operatori per individuare i contagiati, gli asintomatici e negativi. Senza dimenticare una periodica sanificazione.
In questa fase è inoltre fondamentale consentire la comunicazione tra ospiti e familiari con informazioni chiare ed esaustive attraverso ogni mezzo informatico e tecnologico oggi utilizzabile
In Toscana questa strada è stata intrapresa e si cominciano a vedere alcuni primi risultati. Questa drammatica esperienza deve servire a realizzare servizi migliori. E il punto di partenza è la chiara individuazione della responsabilità: lo SPI Cgil nazionale ha intenzione di costituirsi parte civile a garanzia di tutti quegli anziani ricoverati in quelle RSA dove venissero evidenziate colpe nella gestione dell’emergenza.
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