Qualcosa si muove in merito alla copertura in amianto delle case popolari di via Malpighi. A seguito di specifica richiesta i tecnici della USL hanno effettuato un sopraluogo che ha riguardato lo stato complessivo del tetto, il primo che gli abitanti ricordino. La relazione di un solo mese prima aveva preso in esame solo i pannelli caduti a seguito del temporale senza considerare gli altri 3.000 metri quadrati di amianto.
La brevissima verifica ha dato luogo ad una relazione, la prima che si conosca, che si conclude con la richiesta di “Rimozione da programmare (entro 3 anni). Le aree danneggiate dovrebbero essere sistemate con interventi limitati, controllo delle aree al fine di evitare danni ulteriori (1 volta l’anno)”.
Quindi un primo fatto che evidenzia un pericolo reale e una scadenza, dati che, senza la mobilitazione degli abitanti, sarebbe stata archiviata e presto dimenticata.
Le conclusioni si basano su due indici di valutazione, ciascuno dei quali richiede una serie di valori la cui somma dà l’indicazione sul grado di pericolosità. Non siamo tecnicamente in grado di contestare il risultato. I funzionari pubblici hanno informato sulla possibilità di far fare una valutazione da un consulente accreditato con spese a carico dei richiedenti, questione da non escludere. Tuttavia, da inesperti viene spontanea una domanda. I due indici utilizzati sono formati da una serie di voci a ciascuna delle quali vanno attribuiti valori di pericolosità. Molti dei valori indicati non sono stati verificati e, pertanto, è stata attribuito un punteggio non validato. Una valutazione prudenziale dovrebbe consigliare che, nei casi non verificabili (per impossibilità o per indisponibilità?), si attribuisca il punteggio più alto. Se così si fosse operato la pericolosità sarebbe risultata maggiore, tale da prevedere la rimozione dell’eternit entro un anno. Invece, nell’incertezza, sono stati attribuiti i valori più bassi che, tuttavia hanno dato il risultato di pericolosità.
E’ opportuno ricordare che a l’Aquila le scosse iniziarono a dicembre 2008. La popolazione chiese chiarimenti alle istituzioni e si fidò della garanzia avuta circa la non pericolosità. Poi il 6 aprile del 2008 è successo quello che sappiamo.
Tuttavia anche una relazione costruita su intuizioni al ribasso prevede l’avvio di alcuni primi interventi e di iniziare a programmare la completa sostituzione da chiudere entro 3 anni.
Ora aspettiamo che i politici si muovano, che gli assessori regionali alle infrastrutture, Vincenzo Ceccarelli e alla sanità, Stefania Saccardi diano rapidamente la disponibilità e una data per l’incontro che il sindaco di Arezzo, su nostra richiesta, ha programmato senza poterne dar seguito.
Intanto la mobilitazione continua e non si fermerà fin quando l’amianto sarà nel tetto.
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